venerdì 12 dicembre 2008

perchè vita precaria

Quando sei un precario, per necessità e non certo per scelta, un giorno ti svegli e ti accorgi che tutta la vita è precaria. Il tuo lavoro non c'è più e tutto intorno a te inizia a scricchiolare. Ma ti alzi ugualmente dal letto e vai avanti.
Sono stata una bibliotecaria, una giornalista e tante altre cose. La mia professione è sempre stata precaria, con una piccola eccezione di un anno. Quindici anni di professionalità, per quanto precaria, e poi ti accorgi di avere ormai concluso il giro del cerchio. E' ora di chiuderlo. Vivo in provincia di Milano e sono stata una cronista locale, ho lavorato per tutti i giornali locali del territorio, on line compresi. Da 6 mesi ormai questo percorso sembra definitivamente concluso.
Sono una giovane precaria che ricorda ancora le parole di un vescovo africano: "dovete cercare la verità, sempre". E questo è quello che ho fatto con un rigore che ha risucchiato i miei giorni nel vortice del lavoro. Nel frattempo mi sono anche sposata e ho avuto due figli, li ho cresciuti tra una corsa e l'altra, con post-it attaccati ovunque in casa per non dimenticare nulla e il calendario pieno di appuntamenti. Un locale di casa mia è stato trasformato in miniredazione, per seguire meglio i miei figli. Ogni mattina dalle 9 iniziavo a girare, per trovare notizie, ovunque mi portasse la mia auto. E andavo avanti così fino a notte inoltrata. Quando si è cronisti, scrivere è davvero l'ultimo dei pensieri. Perchè le notizie vanno anche lavorate. Soprattutto quando ti specializzi in un settore e inizi a fare "primi piani". Io ho trattato di tutto, tranne lo sport, settore per il quale ho scritto qualcosa ma solo sporadicamente. Mi sono occupata in particolare di economia e sociale. Ho imparato ad impaginare, titolare, correggere. Ho gestito persone e redazioni. Sempre da precaria e con un sacco di rinunce nella sfera privata.
E da precaria quale sono, alla fine oltre ad essere stata sempre sottopagata, mi sono ritrovata a piedi. Non ho più un lavoro, non sono più una giornalista.
Non che questo mi assilli più di tanto, non ne potevo più di un ambiente cariato dove il pettegolezzo è all'ordine del giorno in compagnia della malafede. Dove i colleghi non sono mai "bravi", hanno sempre qualcosa che non va. Dove c'è la più totale incapacità di valorizzare le persone come risorse e dove alla fine la qualità e la verità sono le ultime cose che contano, perchè è più importante stupire con effetti speciali, magari mentendo anche un po'.
Però....tiro avanti alla grande, senza uno stipendio da mesi!
Non ho goduto della maternità nè avrò mai una pensione.
Alla fine vedi tutto precario, anche gli affetti, le amicizie, le parole che ti hanno detto.
Sì, sono una giovane precaria di 45 anni che sente parlare la Politica dell'inserimento dei giovani che non hanno futuro. Il mio futuro è qui e ora, ma ho la vista offuscata, perchè in realtà me lo hanno rubato tanti anni fa.

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