domenica 28 dicembre 2008

Il Cervino

Io amo il Cervino. La sua maestosità mi ha conquistato dieci anni fa. E' la montagna "Carandache", per chi come me ha posseduto una scatola dei mitici pastelli quando era a scuola.
E' una montagna possente che si staglia contro l'azzurro del cielo, sempre intenso e spazzato da un vento piuttosto forte che non lascia spazio al respiro. Quei silenzi sono unici, quella catena montuosa che si allunga a pettine e sembra far solletico a qualche nuvola apparsa per sbaglio. Le temperature sono basse, molto basse. Ma quel silenzio e quello spazio ripaga di ogni fatica. Anche degli sbalzi delle diverse altitudini alle quali si può fare sport. A Cervinia si scia per ore, sembra di essere sulle Dolomiti, si arriva a 3.600 metri e si scende in paese, poi si torna sù e si può valicare la frontiera per andare a provare le piste di Zermatt. Ma a me piace stare in Val D'Aosta, in particolare qui a Valtournenche. Mi piace il contrasto del granito contro al cielo, la neve che al mattino presto si colora di rosa e le rocce che assumono un tono rossastro al tramonto. Il vento che fa mulinelli di neve e pennacchi sulle creste, il silenzio e il lago Blu ghiacciato, la grande diga che si può vedere quando si scende dal "Ventina". Un vento gelido davvero, altitudini da brivido e la pace che solo la montagna sa dare. Si dice che "la via del fare è l'essere" ed io ci credo fino in fondo. E proprio questo è il luogo dove poter essere. Sul Cervino che si staglia alto contro il cielo, senza nessuna fretta, nè parola in più, mai sopra le righe. Anzi, in perfetta intonazione, come una musica di Mozart. Come il rumore che fanno gli scarponi, quando si passeggia sulla neve. Come quello che fanno gli sci quando scendono una pista, senza fretta, con il piacere di farlo. Guardandosi intorno e respirando.

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