sabato 27 febbraio 2010

Fragile

a Nico


Gocciola il tempo
come assenzio
che cade piano
in un bicchiere vuoto

Nulla è perduto
se non lo vuoi
davvero
Chiudi la porta
per amare te stesso
ma non a chiave
basta spingere
lo stipite spigoloso
entrare di nuovo
ma a piedi nudi
e leggeri
con delicate movenze

E le illusioni
gli errori commessi
si fanno poster
che arredano
pareti bianche
su cui disegnare

Basta una canzone
a volte

martedì 23 febbraio 2010

Nuvole





E torno a te
avvolgendomi in spirali
per una lacrima
versata su un'amica
che non ce l'ha fatta

Per un passato
che non è mai tale
"lascia andare
e rivivi la forma nuova"
Mollare ogni silenzio
e ritrovarsi
in parole che non sono mie
seppur mi appartengono

Torno al mio rifugio
per un'altra amica
che soffre il tradimento
e che è un altro
dei tanti specchi
dove mi guardo
mi vedo riflessa

Alla fine del cerchio
che richiama se stesso
ci sei solo tu
e il mio rinascere
ogni volta
con più vita e voglia di china

Unico vero sollievo
al dolore
che trafigge le solite lacune
e che è capace di fermare
ogni recondito pensiero
calmando le acque
che senza sosta s'agitano
Mentre le nuvole
sembrano tanto leggere....

giovedì 18 febbraio 2010

Gli occhi degli stranieri

Gli straneri ci guardano. E noi che pensiamo di essere sempre superiori non ce ne accorgiamo nemmeno. Non capiamo i loro occhi severi nel guardarci e crediamo che solo perchè non portano vestiti griffati sono dei poveracci. E' quasi un nostro diritto trattarli con sufficienza, dar loro del tu, quando loro rigorosamente, mentre parlano la nostra lingua, si rivolgono a noi dandoci del lei. Quando vado a Milano in treno incontro una ragazza brasiliana. Si chiama Jana e siamo diventate amiche. Parliamo un bel po', lei mi ha raccontato del suo Paese, delle differenze. Ha degli zii italiani. Ed è convinta che gli italiani abbiano tutte le risorse per essere grandi, come dimostrano ogni volta che vanno a vivere all'estero, ma che sono fermi da oltre dieci anni. Lei non capisce perchè non riusciamo a fare qualcosa, abbiamo creatività, inventiva e siamo dei gran lavoratori a suo dire. "Mi dispiace, io questo lo considero il mio secondo Paese". E me lo dice con un velo di tristezza negli occhi raccontando che alcuni conoscenti italiani in Brasile hanno letteralmente sbancato, sono arrivati poveri in canna e ora dirigono attività enormi.
Già, in Brasile, penso io, ma non qui dove ogni cosa e progetto si arrestano in un pantano. Un giorno in metrò ho sentito da un peruviano che gli italiani parlano un solo idioma e nonostante questo credono di essere padroni del mondo.
E qualche giorno fa, su quello stesso treno, ho incontrato due senegalesi. Hanno lavorato ovunque in Europa e qui....parlano diverse lingue, spagnolo, tedesco, francese (come lingua madre) e inglese. Oltre all'italiano naturalmente e Pap mi ha chiesto quante lingue sapevo io. Quante lingue so io? Quante lingue impariamo stando qui?
Dicono che in Italia è più facile arrivare senza permesso rispetto al resto dell'Europa. Bene penso io, a dispetto di tutto il razzismo che c'è e di normative che non tengono conto della "via degli schiavi" e di come queste entrate illegale siano foraggiate profumatamente da chi ha l'interesse a mantenerle in auge. C'è un certo rischio, ma in altri Paesi europei non è possibile se non hai il permesso. "L'Italia è un paese diverso da quello che era 15 anni fa" mi dice Pap aggiungendo che se non hai un lavoro qui vieni trattato peggio di uno schiavo, di un animale. Bene dico io, bell'immagine davvero che hanno di noi gli stranieri.
E intanto Jana mi racconta di aver lavorato in un giornale regionale in Brasile, mi parla della tecnologia che utilizzavano e che noi qui ancora ci sogniamo. Io ci ho lavorato per 15 anni dentro i giornali lombardi e parlando di tecnologia, forse ne faccio un uso maggiore ora che lavoro con le mie mani che allora. Ridicolo e ridicoli noi che crediamo sempre di essere superiori al resto del mondo, al Sudamerica e all'Africa. Quando in realtà il vero Terzo Mondo, soprattutto culturalmente parlando, siamo proprio noi.

martedì 16 febbraio 2010

Essere consapevolezza

Essere e non avere consapevolezza. Non solo il vecchio adagio di Erich Fromm è estremamente attuale, in un mondo dove l'agire per l'avere ha preso il sopravvento. Ma chi agisce e si lascia agire, chi predilige l'avere, dimostrando estrema avarizia di tutto, non è consapevole di se stesso, nè del mondo alla fine.
Come dire che non vive appieno. Non si può, proprio non si può sprecare questi doni che noi diamo troppo spesso per scontati. La nostra vita, il nostro percorso, il nostro portare il sè nel mondo per comprenderlo meglio, per conoscerlo e la nostra intelligenza. Trovo sia un vero peccato, ma trovo anche che sia l'atteggiamento mentale che va per la maggiore. E non solo mentale.
Non si può vivere, lasciandosi vivere, passare attraverso le esperienze come se non ci fossero state, senza imparare davvero, che non è asettico riflettere, ma che è consapevolezza profonda. Si può scegliere di essere quello che si vuole, o avere anche, ma con consapevolezza di se stessi e del mondo. Altrimenti nel nostro peregrinare inconsulto non ci accorgiamo che accanto a noi ci sono delle persone che potrebbero soffrire dalle nostre scelte. Delle persone che non meritano di essere deluse perchè fanno di tutto per non deluderci.
Io ho scelto l'essere da sempre, non solo da quel vecchio e quanto mai attuale libro di Fromm, ma da sempre. Essere sempre e comunque. Un traguardo per me, non facile da raggiungere e un nuovo punto di partenza. E quindi, in seconda battuta, essere consapevolezza, non averne. Esserla. Perchè vuol dire esserlo in senso profondo, non ragionato. Essere presenti qui e ora, capendo che c'è qualcosa intorno a me e che una certa attenzione quando mi muovo è dovuta. Una certa onestà intellettuale ed emotiva.
Ed essere perchè in fondo donare è più bello che ricevere, pensare agli altri, portare loro un po' di benessere e goderne, godere del loro modo di essere, anche se non sono perfetti, anche se magari ogni tanto dicono cose di fretta e in modo superficiale.
Non accetto però chi si ostina nell'inconsapevolezza, chi ne approfitta, chi mente alla fine a se stesso e agli altri. E ferisce dicendo di non averlo fatto apposta, quando in realtà sa che non è proprio così, sa che non è stato attento. Non ha portato attenzione. Non ne ha voluto portare, perchè non vuole far fatica, perchè si lascia andare all'onda ignorando, volutamente, che un qualsiasi gesto o parola ha un effetto preciso sul mondo che abita. Non dicendo mai grazie per quello che ha avuto, perchè la gratitudine è un altro modo di essere, cioè è il riconoscere che noi non ci bastiamo e che abbiamo bisogno degli altri, per molte cose. Per vivere. Riconoscere questo vuol dire sapere che gli altri esistono e quindi non si possono ignorare.
E se questo mondo si ostina ad avere, senza nessuna consapevolezza, si ostina a ubriacarsi di un agire inutile che non porta da nessuna parte, sia pure così. Trovo che gli angeli stiano in altri posti, hanno ali bellissime e io ne ho incontrati molti, anche qui su questa piattaforma virtuale. Scelgo loro perchè alla fine della strada che tutti noi percorriamo, le piume di un volo contano molto di più di una macchina sportiva.

domenica 7 febbraio 2010

Tutto è possibile

Siediti qui accanto
e racconta
sfruttando il lento
incedere
dei passi sulla sabbia

"Tenero il mio amore
si è insinuato piano
rivelando novità
in sguardi velati
passioni furenti
attimi importanti
E lì si è fermato
aspettando paziente
la luce del giorno"

Al tepore del fuoco
un anello dopo l'altro
intrecci catene
che liberano lo spirito
e me ne fai dono
come una porta
che si spalanca
sul mondo

Perchè con te
tutto è possibile
creare sogni
scalare montagne
e riprovare ancora
respirare

Niente pubblicità
nè fermo immagini
nessuna scatola
potrà impedire il volo
o il viaggio
dove corpo e anima
si incontrano
entrando in simbiosi
e che si chiama vita