domenica 30 agosto 2009

"Corrispondenze" con Lorenza, ma anche con Chantal e Monica

“ E sento, sento che tu mi hai dato le ali”. L’abbandono e il buio e palpebre dischiuse (grazie Daniela)...e molto altro ancora....le emozioni e i vissuti che affiorano e, pelle su pelle, due che diventano una sola cosa, si immergono in apnea e poi riemergono, cambiati, stupiti anche di aver attraversato tutti quegli attimi, un'ora si fa secondo e cambia tutto....io più ricca e tu liberata e più consapevole di te e del mondo....entrambe splendide con un filo intessuto piano che resiste ad ogni tempo.
Cara Lorenza, come vorrei toccarti così!
A volte quello che emerge è un deserto generato dalla totale mancanza d’acqua, come una pianta che non è stata annaffiata ed è appassita. A volte il dolore è invece talmente forte da far urlare il corpo in ogni sua parte. E bloccarlo eliminando movimenti facili per lasciar posto solo alla difficoltà della rigidità. Qualche spiraglio appare per far tornare un aquilone in volo così che ritrovi l’armonia della danza.
Altre è la malinconia con i suoi splendidi colori che diventano gradualmente più scuri fino a trasformasi in pianto. Un respiro che non è armonico e un sospiro che invece tradisce la volontà di liberarsi da ogni blocco. Una dolcezza non riconosciuta che si è trasformata in freddo, un freddo penetrato talmente in profondità da diventare ghiaccio e quindi calore nell’esplosione di un’infiammazione. O il buio della paura e la rabbia di tutte le decisioni da prendere e delle situazioni o arti da tenere sotto controllo. E ogni volta, tutte le volte, la disperata ricerca di una serenità perduta, di una gioia piena del vivere.
Onguno di noi è un Universo

mercoledì 26 agosto 2009

Il caos e la paziente attesa

A volte il caos
s'impone evidente
mentre l'attesa
si fa acqua
e scivola sulle cose
come fosse pioggia
Paziente il respiro
che alza e abbassa
l'addome
per sciogliere emozioni
che si intrecciano
e un po' spaventano
Ci sono luoghi allora
dove tornare
per sentirsi al sicuro
Posti bui
dove fermarsi e rimanere
che odorano di muschio
come coperte
per tenersi al caldo
aspettando che il giorno
arrivi di luce
e metta in risalto
il profilo del vivere

martedì 25 agosto 2009

Le parole del corpo

Il corpo parla. Io lo sento sotto alle mie mani. Al di là delle considerazioni teorico-scientifiche per impostare la terapia, quando tocco un corpo, sento esattamente quello di cui ha bisogno. E alla fine prevale l'istinto e le mani sanno perfettamente dove devono andare.
Succede anche quando, ad un certo punto, senti che quella persona sta bene. Ti pare quasi impossibile, dopo tutti i passi avanti e quelli indietro, dopo i ritorni a spirale e i piccoli progressi piuttosto sudati.
Eppure è così. Appoggio le mie mani e per prima cosa, percepisco l'energia totale di quella persona che scorre libera. I vuoti non sono più tali e i pieni sono armonizzati, tutto scorre libero e per quanto le mani cerchino il richiamo di un punto preciso che chiede di soffermarsi, per quanto sondino in profondità, tutto circola, come deve essere.
Armonico, non vuol dire perfetto: i segni strutturali rimangono esattamente lì dove sono. Ma rimangono anche segni e non si trasformano in sintomi.
Siamo occidentali e viviamo secondo ritmi frenetici che molto poco hanno a che vedere con la calma circolarità orientale. Per noi il rapporto causa-effetto ha un legame stretto che gli orientali non vedono nell'affermazione che causa ed effetto sono un'unica cosa. Per cui spesso non ci sembra possibile essere giunti dove il nostro percorso voleva portarci, non ci crediamo.
Ricevente e operatore sono una cosa sola anche in questo luogo di incredulità, quasi non si fidassero del traguardo raggiunto.
Ma alla fine è il corpo che parla, per loro e a loro e dà voce all'istinto al muoversi più morbido delle mani capaci di percepire anche l'assenza di bisogno.

venerdì 21 agosto 2009

Una canzone

Ci sono momenti
senza parole
dove lo spazio
dilata ogni senso
Una lacrima
diventa zircone
e riluce nel buio
s'incastra nell'anima
Ci sono suoni
combinazioni di note
che accarezzano
senza far pensare
Come fossero code
di stelle cadute
e poi afferrate
Senza idee nè desideri
senza passi nè strade
da percorrere
Solo il sentire
che supera
ogni dualità
e le barriere
Solo colori
che piano
si posano
nell'unità dell'essere
Solo per me...

martedì 18 agosto 2009

Quando le donne imparano a volare

Alle mie donne, a quelle con le quali abbiamo condiviso momenti ed emozioni e a quelle che ho incontrato qui e che mi hanno dato tanto. A tutte loro che sono capaci di stupirmi per le intuizioni che hanno e per le emozioni che sanno vivere. Mi ricordano tanto la canzone di Liguabue quella delle “donne che sanno sentire un po’ di più, vogliono sentire un po’ di più”. Infatti sono capaci di superare la barriera della Rete e sentire ciò che le altre stanno vivendo in quel momento, in un gioco empatico che è molto più di un semplice gioco. E’ condivisione.
Io ho frequentato poco le donne nella mia vita, mi sono sempre trovata meglio con gli uomini, parlavamo un po’ la stessa lingua, ma ultimamente qualcosa è cambiato, forse in me ed è proprio con le donne che mi sento a casa mia. Con le mie donne, naturalmente. Che siete voi. Le sorelle che non ho mai avuto (sono cresciuta circondata da maschi e alla fine anch’io sono diventata un po’ maschio!), ma alle quali ora non potrei rinunciare.
Abbiamo vissuti in comune, con modalità e tempi diversi, con personaggi e interpreti diversi, con strascichi diversi anche, ma spesso ci si ritrova nelle parole di ognuna di noi. Sapete che non giudico e che non sono nemmeno il tipo adatto per dare consigli, posso solo raccontarvi quello che è capitato a me. Io ho deciso di ripartire, ma da me stessa.
Questi pensieri sciolti vogliono danzare liberi nell’aria per arrivare anche a Floriana Buscicchio, Anita Silviano e Daniela Thomas che in questi giorni hanno stimolato parecchio i miei ragionamenti e confido nell’aiuto di Lorenza, la mia metà siamese, per questo. E’ stata soprattutto una battuta di Daniela ad ispirarmi queste riflessioni, un sorriso nato dal mio cuore di “bambina”.
Perchè alla fine siamo solo angeli caduti, con le ali ferite forse e spesso non riusciamo più a spiccare il volo, per quanto ci sforziamo. E i nostri sogni rimangono immagini sbiadite, appiccicate sul muro, come i post-it che ci ricordano i nostri mille impegni. Ci prendiamo cura di, sosteniamo, accogliamo, difendiamo, generiamo, fatichiamo senza un lamento. Siamo figlie, madri, mogli, amanti, amiche, compagne di una vita e di più vite. Ma talvolta vorremmo chiudere gli occhi e lasciare ad altri tutti questi compiti, riprenderci con forza la nostra bicicletta che tutti hanno cavalcato e montarci in sella, correre libere nel vento, come cavalli lanciati al galoppo. Riprenderci i nostri spazi anche e le strade su cui guidare la due ruote. Riprenderci tutti i tramonti che avremmo voluto condividere ma che qualche volta ci sono rimasti in gola, come un urlo strozzato. Riprenderci le nostre vite, ma senza rabbia, con grande tranquillità. Per continuare il cammino verso l’alto e verso tutto ciò che sappiamo ci fa essere migliori.
E anche se talvolta una lacrima scivola giù piano e c’è una gran tristezza che ci opprime ricordandoci che siamo angeli caduti, ritroviamo sempre la nostra forza per rialzarci da terra e, guardandoci negli occhi, sentendoci sorelle, riderci sopra.

venerdì 14 agosto 2009

Come un airone in volo: il Polmone



La ricerca sulla parte spirituale dei canali energetici che disegnano il nostro corpo, è al suo inizio in Italia ma è molto stimolante. Franco Bottalo sta seguendo le lezioni del monaco taoista Jeffrey Yuan e spesso le ripropone nei suoi libri, ma al momento ci sono solo note sparse sull’argomento.
Questa mia, è una semplice riflessione che non vuole certo essere esaustiva, ma che vuole fornire un semplice spunto, a me e a tutti gli appassionati, per proseguire nel percorso di approfondimento e studio dei canali e del loro significato spirituale. La dedico ai miei compagni di viaggio, di quello splendido viaggio che è lo Shiatsu, ma anche a chi vorrebbe semplicemente provare un trattamento per capire dove le proprie potenzialità possono portarlo. E dove, più in generale, le potenzialità umane potrebbero portare l’Universo intero. Mi scuso con questi ultimi per i possibili termini tecnici, assicurando che nel contesto si rendono necessari.
E scelgo l’immagine che Bottalo ha pensato per il Polmone: un airone. Perchè così è quest’organo, fragile forse, ma anche capace di volare.
Fei è il “coperchio” dell’uomo, uno zang molto interessante sotto molti punti di vista. A partire dal fatto che è un organo “curioso”, in quanto a differenza degli altri organi che tesaurizzano sostanze preziose, il Polmone si riempie e si svuota d’aria.
Il respiro è il cuore dello zang, ma anche del canale energetico nel quale risuona. E’ il nostro primo e ultimo atto in vita e di vita e non a caso i cicli circadiani (di massima energia di ogni canale) partono proprio dal polmone, anche altre “sequenze” lo fanno. Si parte dall’elemento Metallo. La meditazione si basa sul respiro, come il Tai Chi Chuan e molte altre pratiche fondano il proprio essere sul ritmo respiratorio. Il respiro è il ritmo stesso della vita e per questo è centrale in noi e nel nostro percorso. Il Polmone diffonde in due direzioni: in noi stessi diffonde l’aria e la luce che prendiamo all’esterno e verso il mondo dove noi diffondiamo ciò che siamo. Diffonde verso il basso ma anche in modo armonico, trasversalmente. Si pensi al monaco Muhen che curava con i “soffi”, si pensi all’ideogramma di Qi e alla presenza del vapore di riso inteso sempre come “soffi”. Si pensi al soffio che Dio emette sull’uomo per dargli vita, nella Bibbia. In molti testi sacri il soffio, o il respiro è centrale quando si parla di essere umano.
C’è un altra considerazione da fare, il colore secondo il Su Wen: è il bianco. Ma il bianco non è la somma di tutti i colori principali? Questo aiuta a riflettere sulla centralità del Polmone e delle sue funzioni per l’Uomo. In molti testi viene ripetuto il concetto dell’inizio e della fine, del ritmo della Vita.
E con il suo Fu, l’Intestino crasso, il collegamento sta proprio nella funzione di eliminazione, di ciò che non serve, come gli agenti patogeni. Ciò che non serve a vivere.
Il soffio è Qi e il Qi è Vita. Il nostro diffondere nel mondo è un passaggio etico del nostro essere, come il “curare con i soffi” di Muhen, o tale dovrebbe divenire. Il Polmone è il nostro relazionarci con il mondo e per noi shiatsuka non è un caso se il canale finisce nel dito pollice della mano, uno degli strumenti che usiamo di più nei nostri trattamenti. Al pari del canale dello stomaco indagato dal punto di vista spiriturale da Massimo Beggio (Maestro dei maestri di Shiatsu-Xin), anche qui il nostro relazionarci è inteso in totale gratuità, noi respiriamo e ridiamo al mondo qualcosa. Ci contraiamo e espandiamo per farne parte in modo totale. E diventare più che una semplice immagine riflessa del Macrocosmo. Nel respiro noi siamo il Macrocosmo. Quando premiamo, noi diffondiamo (mentre espiriamo) nel ricevente, energia, quella che abbiamo preso al di fuori di noi. Come dice Rappeneker “Il Metallo garantisce il collegamento con il Ki universale”. Può sembrare strano che il microcosmo umano sia collegato con il macrocosmo, ma pensiamo solo alle variazioni di pressione atmosferica e a come agiscano sulla nostra pressione sanguigna. Idem accade con il Polmone, inteso come Metallo, Zang e canale: noi contraiamo per prendere aria dal macrocosmo e poi espandiamo nel momento della diffusione, quando cioè andiamo verso l’altro. E nell’espansione seguiamo esattamente il percorso degli Shen, così come suggerito dal So Wen, ma anche dal Tao di Lao Tze.
Per quanto riguarda il nostro rapportarci con l’esterno, l’elemento è centrale. Il metallo è una struttura, è concentrazione e compattezza, ovvero stabilità, ma è un conduttore. Ha dunque una funzione di collegamento appunto, attraverso la conducibilità. Il respiro poi è il ritmo elementare della vita, quello diaframmatico che viene trasmesso anche al battito cardiaco.
Il Po, cioè lo spirito o Shen del Polmone, è l’anima corporea, intesa come quelle abilità che abbiamo appreso, ma anche come la nostra memoria filogenetica, quella che nei neonati è ancora ben visibile dai riflessi condizionati (riflesso di Moro, rooting ecc) che sono appunto abilità della stessa specie umana. Non va visto in senso di memoria corporea materiale, ma come quella memoria del corpo che è consapevolezza. Quando camminiamo noi mettiamo in quei semplici gesti tutta la nostra consapevolezza, nel mantenere l’equilibrio, nel portare avanti prima una gamba e poi un’altra, nel farlo con il minor dispendio di energia e tenendo conto della struttura del nostro corpo. E il grande pianista non utilizza proprio la memoria del corpo per eseguire alla perfezione un pezzo?. Le mani seguono lo spartito, perchè hanno una loro memoria interna, come la dattilografa batte velocemente con dieci dita sulla tastiera e in poco tempo è in grado di scrivere una lettera.
Il Polmone è strettamente legato alla Milza per diverse ragioni. Per il livello energetico (Tae Yin), per la formazione del sangue, perchè insieme producono quello che poi passerà al Cuore per la trasformazione finale, per le emozioni perchè il rimuginare della Milza a lungo andare diventa Tristezza del Polmone e viceversa. Dal punto di vista degli elementi poi il Metallo (Polmone) è figlio della Terra (Milza). Ma c’è un altro punto di collegamento tra i due Zang ed è dato dai rispettivi canali, i cui punti servono all’altro.
Quasi tutti i punti del canale del P servono ad abbassare e diffondere, il 2 La porta delle Nuvole e il 3 Palazzo celeste richiamano con i loro nomi il concetto di Cielo (Yang). L’8 (un cun sopra la piega traversa) è un punto Shu antico (fiume)- metallo. P9 è punto Yuan terra, che tonifica il Qi di P e M e regola il bilancio dei liquidi, come fa anche M 3 (punto Yuan). Anche nel loro movimento, M verso l’alto e P verso il basso, i due si equilibrano, sono cioè complementari (come Yin e Yang). P 11 è un punto pozzo (usato per la perdita di coscienza).
Diamo un occhio adesso ad alcuni punti di Milza: 7 (6 cun sopra l’apice del malleolo interno) elimina la stasi di flegma che invade il Polmone. M 15 4 cun a lato dell’ombelico elimina l’Algor Vento dal Polmone. M20 nel secondo spazio intercostale (un cun sotto P1) raffredda e elimina il calor humidis dal Polomone.
Questo nostro contrarci verso noi stessi e poi espanderci verso il mondo segna il ritmo della Vita dove la consapevolezza reale non è data solo dalla nostra parte cosciente, ma anche dall’inconscio, andare in bici, camminare, fare una pressione. Non è consapevolezza volitiva, ma è quando arco, freccia, tiratore e bersaglio diventano una sola cosa. Solo allora noi non siamo più un semplice eco del macrocosmo, ma ne siamo parte integrante.
Trattare P, zang o canale, vuol dire non solo agire direttamente sull’organo, ma anche sul respiro. Può essere quindi utilizzato per “abbassare”, ma anche per rafforzare il rapporto del ricevente con il mondo esterno. Quindi in presenza di problematiche che riguardano anche le relazioni interpersonali. Per la tristezza e ancora per il respiro inteso invece come movimento diaframmatico (in associazione con i primi 6 punti di Ic). Per nutrire il Metallo, si possono utilizzare i Mu, in sequenza (trattando la Terra, ovvero Mu di Stomaco e Milza). E’ importante, perchè il Metallo sia in equilibrio, verificare lo stato della Terra che ne è madre ma anche quello dell’Acqua che ne è figlia. Anche calore presente in altri elementi può danneggiare il Metallo perchè se l’Acqua non è in armonia il Metallo viene prosciugato. Tutto quello che ruota intorno al Polmone va quindi verificato, prima di un intervento. Il canale va trattato per armonizzare il respiro, ovvero per abbassare e far circolare meglio, in modo da facilitare la diffusione.

mercoledì 12 agosto 2009

Quel tocco che cambia...

E’ proprio vero, il tocco cambia tutto. Lo shiatsu cambia tutto. Cambia le nostre relazioni interpersonali e il nostro modo di intenderle anche. Ormai è diverso il modo in cui stringo una mano o tocco una spalla. Io sento e in me prevale la terapista che cerca di cogliere il bisogno.
E soprattutto il corpo diventa un “contenitore d’anime” e proprio per questo, sacro. Lo tocco con una sacralità senza pari. Una volta dicevo sempre che il ricevente è il territorio del sacro, ora anche il suo corpo lo è. Non insisto, sento, ascolto e rimango, adattandomi a lui/lei. Le mie mani si adattano a quello che sentono e i miei pollici aspettano pazienti. Senza nessuna aspettativa.
Come una serata con un amico, dove non hai aspettattive, non ti poni traguardi da raggiungere, ma solo lo stare insieme. L’essere insieme.
Alla fine qualsiasi corpo tocchi e in qualsiasi maniera lo fai, è lo stesso. Quando accarezzo i miei figli, quando abbraccio un amico, quando amo fisicamente il corpo di un altro.
Lo ripeterò fino allo sfinimento, quando tratto non penso, sono. Tutte le mie parti diventano una che sono io. Posso avere mille pensieri, tristezze, preoccupazioni, il respiro non molto regolare anche se mi sforzo in pochi minuti di centrarmi. Ma tutto accade appena poggio la mia mano sull’altro: mi centro, il mio respiro si fa regolare e ascolto, sento quello che l’altro mi comunica.
Percepisco le differenze e le apprezzo, rallento il respiro e guardo in modo diverso. Mi accorgo che il mio sguardo cerca di penetrare nell’altro, per rafforzare la mia empatia e questo, non sempre può essere percepito come “simpatico”.
Non c’è volontà di indagare l’altro, ma proprio quella di entrare in lui. Non per curiosare, ma per capire, per trovare sintonie. Per trovare punti sui quali sintonizzarsi.
Non è molto diverso da quando scrivo una poesia. La mia mano diventa tutt’uno con la penna e danzano insieme su un foglio che dà vita alle parole. L’anima si riversa su quel foglio per raggiungerne altre. Nel trattamento sono due le anime che entrano in una bolla empatica e iniziano un percorso, più o meno consapevolmente. Anche il ricevente più inconsapevole, più “indisciplinato” che non vuole e non segue consigli, si fa coinvolgere in un percorso che porta ad un giusto distacco dalle cose. Le mani raccontano una storia d’amore e ricevono un’altra storia d’amore. Ci può essere dolore, pensieri, preoccupazioni, il pieno e il vuoto in senso letterale e lato. L’armonia nasce dalla pressione, perpendicolare e costante che riequilibra e lascia scorrere.
Quando il tuo respiro diventa il ritmo dell’altro e insieme quello dell’Universo. E’ allora che Yin e Yang sono in perfetto equilibrio.

lunedì 10 agosto 2009

storie di donne



Sono solo storie di donne. Che nessuno ascolta veramente, racconti scomodi per una società perfetta, per chi dice che va tutto bene, che non c'è nulla da cambiare. Ma anche per chi crede che non ci sia nulla da fare, se non tapparsi le orecchie per non sentire. Donne sole, spaesate che spesso non trovano parole per spiegare quello che stanno vivendo. In due Mesi lo sportello donna di Desio, attivato dall'associazione Codici, ne ha sentite quasi cento.
Stalking, maltrattamenti, violenza, botte, minori coinvolti e dolore, dolore, sempre dolore. Un dolore sordo che non le fa respirare. Non vengono ascoltate, spesso sono lasciate sole dalla famiglia d'origine e sono confuse, pensano che il vissuto di tutte le donne sia questo. Che quasi se lo meritano.
Hanno occhi grandi e spaventati, perchè non sanno se riusciranno a vedere l'alba un'altra volta. Sono state picchiate, ma anche minacciate senza sosta. Senza un motivo, senza un perchè. I loro figli, piccoli, cercano di difenderle, perchè la vittima diventa spesso succube del suo carnefice e dipendente...quasi ad un certo punto avesse bisogno della dose di violenza quotidiana.
Incapaci di vedere una via d'uscita, un'altra vita. La loro è stata stravolta, cambiata da un incontro sbagliato.
La loro colpa? Quella di non aver saputo giudicare....ma anche quella di non aver mai trovato una mano amica. Nonostante le denunce presentate alle forze dell'ordine, nonostante si siano rivolte a qualche avvocato. C'è anche chi è più pronta e forte e lotta, ma ha dovuto comunque cambiare la propria vita, lasciare un lavoro prestigioso per poter avere un guadagno che permettesse di vivere e pagare un affitto. Nella speranza che le minacce cessino, che il domani sia un giorno migliore. Che possano vederlo il domani.
Ogni settimana c'è una vittima fisica di quella violenza che spesso inizia solo in forma verbale, come stalking. Non c'è una localizzazione precisa agli omicidi, nè un ceto sociale che ne è immune. Se va bene, si tratta di violenza psicologica che non lascia segni evidenti certo, ma che dà cicatrici perenni, minando l'autostima delle persone.
Arrivano allo sportello, si siedono e sembrano non volerlo lasciare mai. Chiamano disperate, piangendo e raccontando che sono state di nuovo picchiate e minacciate. Come si fa ad abbandonarle? Le si accompagna allora, prima dai carabinieri e poi in un percorso verso la propria autonomia, verso il recupero della propria identità e della propria forza.
Se in due mesi tante donne si sono rivolte a Codici, qual'è la vera proporzione del fenomeno? Quanti casi rimarranno nell'ombra? Quante donne rimarranno in silenzio e continueranno a subire?
Svestiamoci dei panni di chi vede e sente, ma fa finta di nulla, dei vicini che preferiscono non intervenire. Della stampa che preferisce parlare d'altro, di un'intera società che stende un velo su tutto questo. Non possiamo guardare un quadro di Klimt che traccia le tre età femminili e contemporaneamente dimenticare che c'è chi a malapena riesce a raggiungere la seconda. Rendiamo quell'opera armonica come il suo autore l'ha pensata. Qualcosa si può fare, eccome. Basta volerlo.
www.codici.org

venerdì 7 agosto 2009

Facebookmania: reset

Ho detto stop. L’ho fatto volutamente tra un coro di no altisonanti, tra mail che arrivavano perchè volevano sapere cosa era successo e chi sosteneva che dovevo solo fare una pausa.
Ho detto stop al virtuale, a quella trappola che alla fine Facebook diventa per tutti. Perchè ti lasci trascinare da un vortice che cambia in fretta, veloce, scattante, apparentemente pieno di vita, di quella vita che non siamo più capaci di ritrovare se non siamo davanti ad un pc. Una volta lo facevamo davanti al televisore. In realtà è un contenitore pieno di balle.
Inizi per gioco e comunichi con parenti lontani, poi gli amici aumentano, tanto che non riesci a vederli tutti. Il sistema ti dà suggerimenti e alla fine li accetti, allarghi la cerchia, tanto è un gioco!. Ma inizia ad occupare sempre più tempo. Conosci anche persone interessanti e le conosci anche in carne e ossa. Ma questo non capita con la maggior parte, perchè la maggior parte preferisce rimanere ben nascosta dietro ad un monitor ad inventarsi una vita mai vissuta e esperienze mai fatte. Siamo tutti dei ganzi in Feisbuck! Pagine autoreferenziali, messaggi lanciati nel vento o diretti a qualcuno di preciso e poi subito negati, perchè qualsiasi coinvolgimento reale alla fine spaventa, non c’hai sbatta, nè voglia. Il disimpegno impera e l’individualismo puro anche, ma tutto ben mascherato da dichiarazioni di amicizia, di affetto, di amore. Dichiarazioni di comodo naturalmente in un gossip senza fine, dove nessuno si fa mai gli affari propri, talvolta anche con una punta di malizia, giusto per rimanere in tono. E nessun dolore, bando al dolore e alla tristezza...un post un po’ serio viene subito interrogato e tu devi spiegare, trovare scuse. Semplicemente è vietato essere tristi. Oppure lo sei per farti virutalmente coccolare, dimenticando che non è quello il calore che combatte il freddo. Alla fine non sei più tu, ma sei un vero ganzo! Sempre in pista, con la battuta pronta...
Ogni tanto leggi un post che incita al buon senso e allora ti pare di tornare sui binari giusti e rifletti, commenti, mentre l’autore ripiglia lo scherzo, per non scoprirsi troppo. Una enorme risata virtuale, per te che ci sei cascato, per tutti, per l’intera rete piena di pescioni.
Niente di diverso da quello che c’è fuori, da quello che tutti i giorni critichiamo e che ci spersonalizza, ci fa sentire spersi, ci dà un disincanto che è pura insoddisfazione. Combattiamo le nostre solitudini con un commento, un video, un post. Non facciamo proprio nulla per sentirci meglio, ci dimentichiamo perfino delle nostre scelte e di chi siamo veramente, com’è capitato a me.
E piano, piano ti fai prendere la mano, appena hai un momento libero ci vai, inizi a stufarti dei giochi e dei quiz, dei baci mandati e di quelli ricevuti. Ma hai un sacco di amici, amici veri, pronti a sfidare la tempesta per te...a parole e sul pc (anche le tempeste sanno essere virtuali). E mai nessuno che sia davvero disposto a mettersi in gioco.
L’apparenza più totale....il commento di un’amica ad una mia foto, mi ha fatto riflettere sul fatto che non siamo fatti di cibacrome, non siamo semplici fotografie di un attimo che agli altri possono apparire diverse da quello che sono in realtà. Siamo vivi e ci muoviamo nel mondo, facendo esperienza d’esso e arricchendolo con la nostra stessa esperienza elaborata. Quando lo facciamo.
Ci ho perso quattro amici in sei mesi e all’ultima balla che mi è stata raccontata, anzi all’ultimo mucchio mi balle che mi sono state raccontate, mi sono fermata un attimo. Perchè una persona era tanto diversa incontrata dal vivo rispetto a quando era in quel contenitore virtuale? Perchè un gioco divertente era diventato un pugnale? Perchè tanto calore si era trasformato di botto in qualcosa di poco autentico, in una bugia colossale?. E dove stava la verità, in Facebook o fuori di lì? E soprattutto io che stavo facendo?
Per anni mi ero lamentata che il giornalismo non mi lasciava lo spazio per approfondire i rapporti, per cogliere tutto quello che d’interessante c’era nelle storie che sentivo. E ora? Ero di nuovo in piena superficie, mi accontentavo del mordi e fuggi, di un’enorme bugia che ha davvero poche eccezioni. Avevo dimenticato tutto quello che di più importante avevo imparato dalla Medicina tradizionale cinese, avevo disimparato a creare rapporti stabili, che durano nel tempo, concreti, fondati sul tocco. Avevo dimenticato il valore dell’amicizia. Avevo dimenticato di aver scelto il tocco, il contatto, la consapevolezza di me stessa e del mondo.
Ero arrivata ad avere centinaia di notifiche in un giorno, tre persone che mi chiamavano contemporaneamente in chat, messaggi e messaggi di posta, video regalati, postati, “rubati” e...della gran sabbia che scivolava via tra le dita. Mentre tre amici continuavano a mancarmi. Nessun reale approfondimento, se non con qualche rara eccezione.
Ho fermato il gioco e sono stata a guardare...dopo sole 24 ore avevo dimezzato le notifiche, dopo poco più di un giorno quasi nessuno si ricordava chi ero e dov’ero finita. Ecco, era esattamente quello che volevo, un po’ di silenzio, per poter ripartire.
Ripartire in un altro modo, utilizzare il web per pubblicizzare le mie attività e quelle di Codici, utilizzare il web nel suo lato utile, scartando ogni più piccola scoria. Senza più commenti, se non un mi piace e non mi piace. Senza dimenticare che prima di credere a qualche parolina dolce o frasette da bacio perugina, forse è meglio che mi affidi al tocco che verifica la veridicità delle cose. Senza più foga, perchè nessuno può essere conosciuto così. Non mi stancherò mai di ripeterlo, le persone vanno guardate negli occhi quando si parla loro e quando le si ascolta. Yin e Yang non sono concetti superficiali, ma profondi che spiegano l’intera realtà. Non mi interessa il mordi e fuggi, l’emozione del momento che in realtà è falsa, è solo un fortissimo desiderio di provarla. Voglio l’emozione vera, quella che nasce da un Tai Chi, quella che vive in un contatto, la canzone d’amore che canto quando le mie mani si poggiano sui miei riceventi. Quando tocco un corpo io lo percepisco nella sua totalità, percepisco ciò che quella persona è e ciò di cui ha bisogno. Quando tocco una tastiera questo non accade. Siamo talmente appiccicati al pc che non capiamo che è per questo che alla fine non troviamo il tempo per incontrarci sul serio.
Mi è stato detto che è il luogo delle possibilità, perchè non puoi vivere nella vita reale alcune cose...ma un bel libro, o un film non ti lasciano qualcosa di più? Io allora preferisco sognare ad occhi aperti, perchè almeno il sogno, per quanto non sia reale, è vero. E’ sincero e io so come muovermi, non devo stare attenta a nulla, al commento strano che fa incazzare l’amico che poi non ti caga più, al misunderstanding che brucia i rapporti di continuo. Perchè non parliamo più con la nostra voce, ma con i tasti, quelli del pc o del cellulare. Tanto che di fronte ad una voce vera, ogni tanto ci stupiamo, rimaniamo meravigliati dalla sua bellezza. Ecco, voglio ascoltare solo voci vere.
Mi è stato detto che avevo perso degli amici veri ma avevo guadagnato un amico virtuale...grazie tante, ma non lo voglio. Voglio cose autentiche, reali, che posso toccare. Il gioco delle falsità mi ha stancato. Chi mi conosce ha i miei riferimenti e fa parte davvero della mia vita, non solo per qualche attimo. Chi mi conosce sa che amo la vita, quella vera. E chi mi vuol conosere, sia disposto a mettersi in gioco, a mollare il pc a casa e a uscire. Mi chiami pure, io non ho mai detto no a nessuno. Mi riprendo il mio tempo, perchè ho voglia di farmi una bella birra, una piccola rossa, come piace a me.