Murakami
Haruki – La ragazza dello sputnik – 216 pagine. Einaudi
Se
la vita si fa insopportabile il sogno ci viene in aiuto. E' questo
l'assunto principale di questo libro di Murakami, scrittore
giapponese piuttosto amato in Italia per la sua capacità di
incantare il lettore in una serie di avvenimenti che spesso
utilizzano il linguaggio onirico.
E'
una storia di intrecci e situazioni che si complicano per i tre
personaggi principali, la voce narrante, un insegnante innamorato di
Sumire che vuole diventare scrittrice ma che inciampa nell'amore per
Myu una donna sposata che è divisa a metà, perchè 14 anni prima ha
avuto una esperienza di sdoppiamento della personalità mentre si
trovava su una ruota panoramica. Sumire la soprannominerà “la mia
ragazza dello sputnik” per un gioco di parole e fraintendimenti su
un romanzo del quale le due donne parlano quando si incontrano. Ma lo
sputnik diventa anche l'emblema dell'uomo: un satellite solitario che
a volte incontra altri satelliti ma che ne rimane distante, “come
se la terra si cibasse delle nostre solitudini”.
E'
un libro dei segreti anche, dove la comprensione altro non è che una
serie di fraintendimenti che ci portano a capire gli eventi. Causa ed
effetto sono considerati inscindibili come il contenuto e la forma e
questo genera confusione. Il linguaggio risente delle suggestioni pop
e dell'arte urbana.
Lo
scrittore giapponese ci porta dritto verso una domanda complessa e
semplice al contempo: ci si perde o ci si trova strada facendo? La
storia si presenta come intricata, piena di colpi di scena dove
diversi livelli e piani di esistenza convivono. Gli eventi traumatici
portano ad uno sdoppiamento, che non è quello concepito dalla
disciplina psicologica, ma che è piuttosto un vivere su due piani
diversi, al di là e al di qua di uno specchio. La dimensione del
reale convive con quella del sogno e forse la soluzione ad una vita
che si fa opprimente e che non ci permette di realizzarci appieno è
proprio questa sorta di fuga nella dimensione del sogno, dove
possiamo vivere liberi da ogni condizionamento o trauma che limita i
nostri movimenti. Murakami dà alla luna, più precisamente alla
luce della luna piena, il potere di accesso ad entrambe le
dimensioni, intese in ultima analisi come morte e vita che sono
indissolubilmente legate tra loro. Un tema ricorrente in questo
scrittore, che narrando sembra cercare una risposta che non dia al
distacco il senso di lacerazione, ma piuttosto di integrazione.
Sumire sparirà ad un certo punto della storia, perchè entrerà in
un'altra realtà, quella del sogno e il narratore continuerà ad
amarla e in un certo senso ad attenderla. Ma anche nella telefonata
finale dove la ragazza dirà con gioia “sono tornata” ad un certo
punto la linea cadrà e il lettore rimarrà sospeso in un finale che
lascia a lui la scelta: quella telefonata può segnare un reale
ritorno oppure può essere un semplice sogno del narratore. Come se
Murakami, sorridendo suggerisse ai lettori di prendere il sentiero
che più sentono idoneo al loro essere, come se ognuno di noi fosse
libero di scegliere, tra veglia e sogno, la dimensione nella quale
vivere. Quello che appare chiaro invece è questo stimolo pererenne
all'autorealizzazione, ad uscire di scena, ovvero a trovare la
propria dimensione di vita, quella che ci permette di essere
veramente liberi.
Bianca
Folino