domenica 28 giugno 2009

Parole e tocco



Con le parole ti ci avvolgi, ci giochi, ci ridi, cerchi di comunicare, ma il più delle volte non riesci ad usarle come davvero vorresti. Ci si fraintende, si danno per scontato tante, troppe cose. E poi sono davvero abusate, svuotate del loro significato originario. Pronunciate da molti che le hanno fatte diventare senza senso.
Ma il tocco non può mentire. E' una forma di comunicazione privilegiata con il corpo di un altro che ti permette di raggiungere la sua anima. La pressione non può mentire.
Il punto dà un risposta precisa e la tua mano si adatta al bisogno. Il punto reagisce e cambia. Non ci si deve mai innamorare di un punto, proprio perchè ciò che è costante è solo il mutamento.
Attraverso le mani riesci ad avere poi il quadro di insieme, quello che quella persona è in quel momento e di cosa ha bisogno.
Le mani non possono mentire. Le mani non mentono. Danzano sul ricevente portando benessere, riattivando un'energia che è solo nascosta e che ha bisogno di una piccola spinta. Per rimettere in moto la vita e la consapevolezza del proprio corpo e della propria mente.
Lascia che le mie mani cantino una canzone d'amore e ti racconteranno una storia: ti parleranno di te.

giovedì 25 giugno 2009

Solidi dubbi e fragili certezze

"E' meglio avere solidi dubbi che fragili certezze".
Ne sono convinta. Perchè non sempre le cose sono come appaiono e perchè in fondo il dubbio è una porta verso la possibilità. E' un restare all'erta e con la mente aperta.
Certo ci sono dei momenti nella vita dove le fregili certezze ci aiutano e ci semplificano i giorni, quando ci sentiamo smarriti. E allora i nostri piccoli punti di riferimento diventano assoluti, ci affidiamo a loro. Ma le certezze sono sempre fragili,spesso durano un attimo.
Una volta la mia professoressa di Storia moderna mi ha detto "ma lei alla sua età crede ancora che ci siano certezze?". Avevo 24 anni e, no, non lo credevo affatto. Mi ero già accorta che la stessa cosa cambia, se si cambia la prospettiva nella quale la si guarda. Che tanto dipende dal punto di vista, che un'opinione si forgia nel proprio background socio-culturale. E che la realtà umana è sempre soggettiva, il nostro limite che ci fa diversi uno dall'altra, non ci permette di essere oggettivi.
Ma quando siamo in crisi, talvolta, ci servono quelle fragili certezze che ci aiutano ad andare avanti, ad avere delle ancore alle quali aggrapparci.
Mentre i dubbi sono solidi, implicano cioè una certa solidità interiore e anche una forza. Come dice Franco Bottalo: "ci vuole solidità e anche molta forza per accettare il dubbio".
Sottoscrivo in pieno. Ci vuole centratura, anche in se stessi. Per riuscire ad essere ben presenti nel mondo, con la mente aperta capace di pensare a infinite possibilità. Al dubbio appunto.
Una certezza però io ce l'ho davvero ed è la mia pressione. Non la qualità e il giusto modo di premere, non la conoscenza di una tecnica o di molte, non che lo shiatsu sia una buona cosa, non che sto facendo la cosa giusta. Più semplicemente, la certezza della mia mano che preme. Ed è un sentimento viscerale, fisico e sottile nel contempo.
La mia solidità sta tutta nella mia mano che preme e che mi fa accettare il dubbio senza che mi sovrasti. Il dubbio convive con me, ma ai miei occhi è solo una mente aperta capace di attenzione integrale e di accettare le infinite possibilità, i diversi punti di vista che una cosa offre, a seconda della prospettiva da cui la sto guardando.

mercoledì 17 giugno 2009

Il regalo di mio fratello



Eh sì, è stato proprio un bel regalo quello che mio fratello mi ha fatto, anche se forse non lo sa. Io stessa me ne sono accorta di recente. E non gli ho mai detto grazie.
Sto parlando di mio fratello maggiore, Gigi che fa il musicista. E che suona ancora, mentre io lo ascolto, giù dal palco. Anche questo mi ha regalato, perchè andando ad ascoltare lui quando suonava, alla fine ci ho preso gusto e ho iniziato ad andare ai concerti, respirando quell'aria unica e quell'energia forte che è pura Vita.
E' stato un mondo quello che mi ha donato, perchè per me la musica è fondamentale, è un universo nel quale entro e vivo, ogni più piccola vibrazione, la sento a fior di pelle e talvolta arrivo ad escludere il mondo esterno. Un viaggio sensoriale, dove i suoni ti avvolgono, si differenziano e si amalgamano nella melodia. Da quando il tocco è diventato così importante per me che faccio Shiatsu, ho scoperto l'importanza della musica, la sua bellezza. E quanto io non possa proprio farne a meno.
Sarà per questo che in macchina canto a squarciagola, fregandomene altamente di chi mi osserva come se fossi un po' bislacca? Forse lo sono, ma quando sento un pezzo dei Pink Floyd mi vengono i brividi.
Mi ha regalato la grande passione che ho per la musica, la colonna sonora della mia vita, perchè i gruppi che io ascolto non fanno parte della mia generazione, ma della sua. Mi ha regalato anche un modo di ascoltare e affinare l'orecchio, fino ad arrivare a riconoscere il tocco di una chitarra. I miei chitarristi preferiti li riconosco anche ad occhi chiusi.
Ma alla fine sono i suoi chitarristi. Perchè lui suonava già la chitarra e io non avevo ancora iniziato a prendere lezioni di pianoforte, perchè portava a casa dischi sempre nuovi e io, bambina, guardavo affascinata quelle copertine a volte complicate, a volte ben disegnate. E mi sono innamorata dei Genesis, dei Pink Floyd, di Eric Clapton e di Santana, dei Led Zeppelin e dei Jetro Tull. Di Bob Marley anche, lo stesso Bob Marley che ora ascolta sua figlia tutti i pomeriggi, mia nipote Camilla.
Poi sono arrivati i miei musicisti, Sting e i Police, Mark Knoffler e i Dire Straits e la riscoperta, grazie ad un amico di un altro mito, David Bowie. E tanti altri ancora, alcuni sono suoi, lui li ascoltava e volontariamente o meno me li ha passati, alcuni sono miei. Sono stati amici e compagni di ogni mio viaggio.
Non gli ho mai detto grazie per questo regalo, ma ora so perchè, ogni volta che ascolto della buona musica, almeno per una frazione di secondo penso a lui e alla chitarra che suonava quando ero bambina. La stessa chitarra che oggi, suona mia figlia Eleonora.

martedì 16 giugno 2009

Il filo rosso dello Shiatsu



"Canzone d'amore" si intitola così il saluto che Franco Bottalo ha lasciato a tutti noi, legandosi con noi attraverso un filo rosso che ha depositato dolcemente nelle nostre mani e poi ha tagliato, a simboleggiare la fine di un viaggio comune.
E sono convinta che molti di noi ce lo abbiano ancora attaccato al polso, quel pezzo di filo rosso. Rosso come il fuoco, rosso come il Cuore e il Ministro del Cuore, come fosse stato un movimento dei cinque compresi dalla Medicina Tradizionale Cinese.
Un viaggio comune, un treno preso insieme e durato tre anni, a volte faticosi e impegnativi. Ci siamo avvicinati, toccati, ci siamo ascoltati, con le mani e con le orecchie. Abbiamo capito l'uno dell'altro, abbiamo condiviso e avuto scambi bellissimi. Abbiamo vissuto emozioni bellissime.
E proprio per questo quel viaggio non è proprio finito e qualcuno di noi continuerà ad organizzare iniziative insieme. Continuerà a vivere lo Shiatsu come un dono, le proprie mani come un dono. Perchè è proprio questo alla fine, un dono.
Tutti noi ci siamo capitati per caso, chi per noia, chi per accompagnare un amico, chi per cercare di capire meglio se stesso. Ma alla fine ci siamo innamorati, delle nostre mani e di quelle degli altri, della pressione, della possibilità di entrare in contatto con un'altra persona e coglierne gli aspetti davvero salienti, quelli più importanti, quelli più eterni.
E come ben dicono i miei compagni di viaggio, per me in particolare è stato un innamoramento folle, sono "un'invasata di Shiatsu" e per vari motivi. Perchè lo Shiatsu è luogo dove l'empatia regna sovrana e operatore e ricevente sono liberi di essere. Dove l'attimo si fa eterno, capace di cogliere una scintilla di Universo. E' il territorio del Sacro e del Divino, dell'essere.
Ed è per questo che il mio viaggio continuerà ancora, sempre con Franco e con lui studierò i canali principali, dalle origini all'epoca Song. Per approfondire delle linee e dei punti che già conosco e "bazzico" ma che ogni volta sono capaci di stupirmi, per tutte le risorse che nascondono e che fioriscono con una semplice pressione.

mercoledì 3 giugno 2009

La cultura dell'effimero

Ho letto il post di un amico, un pensiero di Paolo Longoni: "Internet è una rete che unisce milioni di solitudini". Mi ha fatto pensare, perchè è una frase vera, ma quanto lo è in realtà e quanto le persone vogliono essere sole? Perchè ogni tanto non escono, non si mettono in gioco?
Parliamo attraverso posta elettronica e bacheche virtuali, anche se stiamo a pochi chilometri di distanza. Ormai non usiamo più nemmeno il telefono, preferiamo gli sms.
Mi ritorna in mente il film "Gattaca", la perfezione e i figli dell'amore. Una perfezione che non può esistere se ciò che ci rende umani è il nostro limite (ma è anche ciò che ci fa unici), e un amore che è contatto, occhi dentro ad altri occhi, parole dette e non scritte, ascolto. Ma uscire e mettersi in gioco, vuol anche dire scoprirsi, togliersi ogni abito (ormai sono tutti un po' smessi) inventato, ogni ruolo giocato. Ed essere, farsi coinvolgere anche, partecipare. Essere.
Io non sopporto questa cultura dell'effimero che dilaga. E' più forte di me, non ci riesco. In questo periodo poi, di campagne elettorali cavalcate selvaggiamente e a pelo, non c'è parola che meriti questo nome.
Non esiste più nulla di reale, concreto, le persone trascorrono gran parte del loro tempo in rete, una rete che spesso intrappola anzichè accorciare le distanze. Che dà emozioni effimere e sogni ancor più effimeri. Sogni e desideri che svaniscono nel post successivo. Come fossero una grande bugia, ma allo stesso tempo come se ci dessero la forza di rimanere dove e come siamo. Come se cambiare fosse un delitto, un peccato da scontare. Come se, cambiare per il meglio, non fosse più un anelito umano, ma qualcosa da nascondere, un istinto primordiale da reprimere. Una rete che non lascia spazio se non al ritornare di un sentimento di solitudine che si fa sempre più vasto e che, quasi ogni giorno ormai, percepisco sotto alle mie mani.