venerdì 9 gennaio 2009

I giovani?

Già, ma cosa dire davvero ad un giovane allo start lavorativo della propria vita?
E cosa dirò ai miei figli? I miei cuccioli sono abituati ad una situazione di precarietà, il grande ogni tanto mi prende in giro e scherza sulla situazione. La piccola non ha ancora le idee ben chiare tra desideri e professionalità, ma tutto sommato sanno cosa significhi avere un lavoro precario.
Io ho cercato di fare sempre qualcosa che mi piacesse, qualcosa che mi desse una qualche soddisfazione, al di là dello stipendio. E per un po' la cosa ha funzionato, o meglio amavo il mio lavoro tanto da ingoiare ingiustizie e cose che non andavano. Ma alla lunga....non so se davvero oggi il segreto sia "fai quello che ti piace". Forse sì, se ti permettessero di farlo.
Io a loro dico solo che se vogliono fare qualcosa di interessante, devono mettere in conto che dovranno lasciare questo Paese, che dovranno andare all'estero. Non perchè all'estero le cose vadano meglio, ma solo perchè almeno è possibile. Per esempio, la ricerca che qui da noi è bistrattatta. Noi formiamo ottimi ricercatori, paghiamo per loro gli studi e poi li lasciamo andare via. Gli Istituti di ricerca italiani non hanno soldi nemmeno per acquistare il materiale di base, figuariamoci per il resto. E la ricerca legata alle aziende, quando è in campo etico e non riguarda la vivisezione o la sperimentazione su animali (che condanno fino all'ultima riga), è davvero poca. Ci sono pochi spazi per ogni cosa. E se anche hai delle idee, qui non potrai mai realizzarle davvero.
Ci vuole costanza, pazienza e tanta, tantissima determinazione.
Quindi cosa dico ai giovani? A quelli che vogliono tentare con il giornalismo, negli ultimi anni ho sempre parlato chiaro: o conosci qualcuno o scordati di poter fare questo mestiere, ci vogliono anni prima di guadagnare qualcosa di decente e alcune volte non hai assicurato il lavoro per sempre. Non c'è pensione, nè malattia, nè indennizzi, nè rimborsi spese. Spesso, non c'è nemmeno la dignità del lavoro. Ma ormai sta diventando così ovunque.
Non c' molto da dire loro. Gli consegnamo quello che abbiamo creato. E la mia generazione ha creato davvero poco...

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