venerdì 7 agosto 2009

Facebookmania: reset

Ho detto stop. L’ho fatto volutamente tra un coro di no altisonanti, tra mail che arrivavano perchè volevano sapere cosa era successo e chi sosteneva che dovevo solo fare una pausa.
Ho detto stop al virtuale, a quella trappola che alla fine Facebook diventa per tutti. Perchè ti lasci trascinare da un vortice che cambia in fretta, veloce, scattante, apparentemente pieno di vita, di quella vita che non siamo più capaci di ritrovare se non siamo davanti ad un pc. Una volta lo facevamo davanti al televisore. In realtà è un contenitore pieno di balle.
Inizi per gioco e comunichi con parenti lontani, poi gli amici aumentano, tanto che non riesci a vederli tutti. Il sistema ti dà suggerimenti e alla fine li accetti, allarghi la cerchia, tanto è un gioco!. Ma inizia ad occupare sempre più tempo. Conosci anche persone interessanti e le conosci anche in carne e ossa. Ma questo non capita con la maggior parte, perchè la maggior parte preferisce rimanere ben nascosta dietro ad un monitor ad inventarsi una vita mai vissuta e esperienze mai fatte. Siamo tutti dei ganzi in Feisbuck! Pagine autoreferenziali, messaggi lanciati nel vento o diretti a qualcuno di preciso e poi subito negati, perchè qualsiasi coinvolgimento reale alla fine spaventa, non c’hai sbatta, nè voglia. Il disimpegno impera e l’individualismo puro anche, ma tutto ben mascherato da dichiarazioni di amicizia, di affetto, di amore. Dichiarazioni di comodo naturalmente in un gossip senza fine, dove nessuno si fa mai gli affari propri, talvolta anche con una punta di malizia, giusto per rimanere in tono. E nessun dolore, bando al dolore e alla tristezza...un post un po’ serio viene subito interrogato e tu devi spiegare, trovare scuse. Semplicemente è vietato essere tristi. Oppure lo sei per farti virutalmente coccolare, dimenticando che non è quello il calore che combatte il freddo. Alla fine non sei più tu, ma sei un vero ganzo! Sempre in pista, con la battuta pronta...
Ogni tanto leggi un post che incita al buon senso e allora ti pare di tornare sui binari giusti e rifletti, commenti, mentre l’autore ripiglia lo scherzo, per non scoprirsi troppo. Una enorme risata virtuale, per te che ci sei cascato, per tutti, per l’intera rete piena di pescioni.
Niente di diverso da quello che c’è fuori, da quello che tutti i giorni critichiamo e che ci spersonalizza, ci fa sentire spersi, ci dà un disincanto che è pura insoddisfazione. Combattiamo le nostre solitudini con un commento, un video, un post. Non facciamo proprio nulla per sentirci meglio, ci dimentichiamo perfino delle nostre scelte e di chi siamo veramente, com’è capitato a me.
E piano, piano ti fai prendere la mano, appena hai un momento libero ci vai, inizi a stufarti dei giochi e dei quiz, dei baci mandati e di quelli ricevuti. Ma hai un sacco di amici, amici veri, pronti a sfidare la tempesta per te...a parole e sul pc (anche le tempeste sanno essere virtuali). E mai nessuno che sia davvero disposto a mettersi in gioco.
L’apparenza più totale....il commento di un’amica ad una mia foto, mi ha fatto riflettere sul fatto che non siamo fatti di cibacrome, non siamo semplici fotografie di un attimo che agli altri possono apparire diverse da quello che sono in realtà. Siamo vivi e ci muoviamo nel mondo, facendo esperienza d’esso e arricchendolo con la nostra stessa esperienza elaborata. Quando lo facciamo.
Ci ho perso quattro amici in sei mesi e all’ultima balla che mi è stata raccontata, anzi all’ultimo mucchio mi balle che mi sono state raccontate, mi sono fermata un attimo. Perchè una persona era tanto diversa incontrata dal vivo rispetto a quando era in quel contenitore virtuale? Perchè un gioco divertente era diventato un pugnale? Perchè tanto calore si era trasformato di botto in qualcosa di poco autentico, in una bugia colossale?. E dove stava la verità, in Facebook o fuori di lì? E soprattutto io che stavo facendo?
Per anni mi ero lamentata che il giornalismo non mi lasciava lo spazio per approfondire i rapporti, per cogliere tutto quello che d’interessante c’era nelle storie che sentivo. E ora? Ero di nuovo in piena superficie, mi accontentavo del mordi e fuggi, di un’enorme bugia che ha davvero poche eccezioni. Avevo dimenticato tutto quello che di più importante avevo imparato dalla Medicina tradizionale cinese, avevo disimparato a creare rapporti stabili, che durano nel tempo, concreti, fondati sul tocco. Avevo dimenticato il valore dell’amicizia. Avevo dimenticato di aver scelto il tocco, il contatto, la consapevolezza di me stessa e del mondo.
Ero arrivata ad avere centinaia di notifiche in un giorno, tre persone che mi chiamavano contemporaneamente in chat, messaggi e messaggi di posta, video regalati, postati, “rubati” e...della gran sabbia che scivolava via tra le dita. Mentre tre amici continuavano a mancarmi. Nessun reale approfondimento, se non con qualche rara eccezione.
Ho fermato il gioco e sono stata a guardare...dopo sole 24 ore avevo dimezzato le notifiche, dopo poco più di un giorno quasi nessuno si ricordava chi ero e dov’ero finita. Ecco, era esattamente quello che volevo, un po’ di silenzio, per poter ripartire.
Ripartire in un altro modo, utilizzare il web per pubblicizzare le mie attività e quelle di Codici, utilizzare il web nel suo lato utile, scartando ogni più piccola scoria. Senza più commenti, se non un mi piace e non mi piace. Senza dimenticare che prima di credere a qualche parolina dolce o frasette da bacio perugina, forse è meglio che mi affidi al tocco che verifica la veridicità delle cose. Senza più foga, perchè nessuno può essere conosciuto così. Non mi stancherò mai di ripeterlo, le persone vanno guardate negli occhi quando si parla loro e quando le si ascolta. Yin e Yang non sono concetti superficiali, ma profondi che spiegano l’intera realtà. Non mi interessa il mordi e fuggi, l’emozione del momento che in realtà è falsa, è solo un fortissimo desiderio di provarla. Voglio l’emozione vera, quella che nasce da un Tai Chi, quella che vive in un contatto, la canzone d’amore che canto quando le mie mani si poggiano sui miei riceventi. Quando tocco un corpo io lo percepisco nella sua totalità, percepisco ciò che quella persona è e ciò di cui ha bisogno. Quando tocco una tastiera questo non accade. Siamo talmente appiccicati al pc che non capiamo che è per questo che alla fine non troviamo il tempo per incontrarci sul serio.
Mi è stato detto che è il luogo delle possibilità, perchè non puoi vivere nella vita reale alcune cose...ma un bel libro, o un film non ti lasciano qualcosa di più? Io allora preferisco sognare ad occhi aperti, perchè almeno il sogno, per quanto non sia reale, è vero. E’ sincero e io so come muovermi, non devo stare attenta a nulla, al commento strano che fa incazzare l’amico che poi non ti caga più, al misunderstanding che brucia i rapporti di continuo. Perchè non parliamo più con la nostra voce, ma con i tasti, quelli del pc o del cellulare. Tanto che di fronte ad una voce vera, ogni tanto ci stupiamo, rimaniamo meravigliati dalla sua bellezza. Ecco, voglio ascoltare solo voci vere.
Mi è stato detto che avevo perso degli amici veri ma avevo guadagnato un amico virtuale...grazie tante, ma non lo voglio. Voglio cose autentiche, reali, che posso toccare. Il gioco delle falsità mi ha stancato. Chi mi conosce ha i miei riferimenti e fa parte davvero della mia vita, non solo per qualche attimo. Chi mi conosce sa che amo la vita, quella vera. E chi mi vuol conosere, sia disposto a mettersi in gioco, a mollare il pc a casa e a uscire. Mi chiami pure, io non ho mai detto no a nessuno. Mi riprendo il mio tempo, perchè ho voglia di farmi una bella birra, una piccola rossa, come piace a me.

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