martedì 25 agosto 2009

Le parole del corpo

Il corpo parla. Io lo sento sotto alle mie mani. Al di là delle considerazioni teorico-scientifiche per impostare la terapia, quando tocco un corpo, sento esattamente quello di cui ha bisogno. E alla fine prevale l'istinto e le mani sanno perfettamente dove devono andare.
Succede anche quando, ad un certo punto, senti che quella persona sta bene. Ti pare quasi impossibile, dopo tutti i passi avanti e quelli indietro, dopo i ritorni a spirale e i piccoli progressi piuttosto sudati.
Eppure è così. Appoggio le mie mani e per prima cosa, percepisco l'energia totale di quella persona che scorre libera. I vuoti non sono più tali e i pieni sono armonizzati, tutto scorre libero e per quanto le mani cerchino il richiamo di un punto preciso che chiede di soffermarsi, per quanto sondino in profondità, tutto circola, come deve essere.
Armonico, non vuol dire perfetto: i segni strutturali rimangono esattamente lì dove sono. Ma rimangono anche segni e non si trasformano in sintomi.
Siamo occidentali e viviamo secondo ritmi frenetici che molto poco hanno a che vedere con la calma circolarità orientale. Per noi il rapporto causa-effetto ha un legame stretto che gli orientali non vedono nell'affermazione che causa ed effetto sono un'unica cosa. Per cui spesso non ci sembra possibile essere giunti dove il nostro percorso voleva portarci, non ci crediamo.
Ricevente e operatore sono una cosa sola anche in questo luogo di incredulità, quasi non si fidassero del traguardo raggiunto.
Ma alla fine è il corpo che parla, per loro e a loro e dà voce all'istinto al muoversi più morbido delle mani capaci di percepire anche l'assenza di bisogno.

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