giovedì 3 dicembre 2009

Intolleranza e razzismo



Ultimamente ho sentito parlare di razzismo e di intolleranza. A mio giudizio sono due facce della stessa medaglia, ma purtroppo sono anche parole abusate e, come tutte le parole abusate, se n’è perso il reale significato.
Intollerante è colui che non tollera un’opinione, un credo, un pensiero, un’idea. Razzista è invece chi non tollera una razza diversa dalla propria. Ma alla fine, se andiamo alle radici reali, alle motivazioni degli atteggiamenti intolleranti o razzisti, entrambi, l’intollerante e il razzista, non sopportano ciò che è diverso da loro, nella fattispecie, ciò che non conoscono. Intolleranza e razzismo si fondano perciò su un pregiudizio, cioè un giudizio dato a priori, prima della conoscenza. Prima del sapere.
Non conosco chi ho davanti e questo mi spaventa in un certo senso e attiva il mio istinto primordiale alla sopravvivenza con un netto rifiuto. A volte con un conflitto e quindi con lo scatenarsi di una violenza verso chi è di una razza diversa dalla mia. Ma lo stesso vale per chi non tollera idee e opionioni altrui.
Quello che soprende però è trovare, nel quasi 2010, persone che ancora si basano sui pregiudizi, che ancora non tollerano o sono razziste. In una società che è fin troppo mentalizzata non siamo stati capaci di elevarci culturalmente tanto da comprendere le “radici dell’odio”, le radici dell’intolleranza e del razzismo. Il fatto che magari, se aprissi un po’ di più la mia mente e avvicinassi razze diverse, che poi vogliono dire culture diverse, o idee diverse, se imparassi a comprenderle, non proverei quella paura e quindi il conseguente odio. Questo non vuol dire che mi uniformerei o farei mia quell’idea o opionione diversa, nè che mi innamorerei di un’altra razza.
Però cercherei prima di tutto di capire.
Onde evitare la paura e anche l’odio, quello stesso odio utilizzato da Hitler (e non solo da lui) per dirigere l’aggressività di un popolo contro un altro popolo, vittima di un pregiudizio. Non solo ebrei, ma anche polacchi, zingari, gay e neri sono stati sterminati dal nazi-fascismo. La diversità è quiella che si voleva sterminare, perchè non la si comprendeva e perchè era un utile strumento per dirigere l’aggressività e il malcontento di chi viveva un momento economico piuttosto difficile. Capire quello che sia successo, non vuole certo dire giustificare.
Ma applicare la comprensione anche ad altri fenomeni, che magari ci riguardano più da vicino in senso cronologico, vuol dire invece evitare il ripeteresi di errori crudeli che fanno ormai parte della storia, ma che non vanno dimenticati, pena la costrizione a riviverli.
La diversità è ricchezza e lo è davvero, apre la mente e mi fa capire che qualsiasi cosa è davvero relativa, che il mio stile di vita è uno dei tanti, come il colore della mia pelle o le mie abitudini e preferenze sessuali. Questo non vuol dire che sia il migliore. E’ il migliore per me, ma non per il resto del mondo che vive indipendentemente da me e dai miei gusti o dalle mie credenze.
Ma quello che più mi disarma è quando leggo o vedo quell’intolleranza o quel razzismo in personaggi che si dicono portatori di valori che sono lontani anni luce da ogni possibile pregiudizio.
Del resto, spesso anche i popoli dimostrano (e si legga il conflitto medio-orientale) di aver dimenticato l’odio che hanno subito. E questo mi fa pensare che ce n’è ancora tanta di strada da fare prima che l’uomo diventi un vero Essere Umano.

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