martedì 24 novembre 2009

Sentire e non pensare

Sentire e non pensare. A Roberto piace e Laura la trova una difficile via. Hanno ragione. E’ bello sentire, perchè percepisci ogni minima differenza, il freddo, il caldo, le vibrazioni. Un punto parla e quando io lo premo risponde al mio stimolo in modo chiaro, mi dice cosa devo fare, quale sarà il passo successivo. Sentire ti porta empatia ed è bellissimo entrare negli occhi delle persone, saperli leggere e guardarle. Perchè il corpo parla e parla chiaro e forte. Si muove, con una precisa direzione, con una consapevolezza che la mente spesso rifugge.
Ma dice bene Laura, è così difficile...perchè bisogna ascoltare il ritmo del cuore per sentire, vivere al suo battito e non a quello che abbiamo creato e che divora noi stessi nella fretta. Rallentare insomma. Solo così, riesci a vedere davvero ciò che ti circonda, a percepire, a sentire che la pelle di chi ti sta di fronte respira, che la sua voce cambia, che i suoi occhi parlano. Senza bisogno di parole. Sentire è anche agire, senza mentalizzare troppo. Senza aspettative. Essere e basta.
Ma quello che ci circonda ci riporta spesso a ritmi veloci, ci impone una corsa che ci allontana e che ci inscatola in ruoli, in aspettative e risposte che vanno bene solo per il mondo che abbiamo creato credendolo migliore di altri, credendolo quasi perfetto. E tutto diventa corsa all’avere, al fare per avere, al mentalizzare per spiegare e dare un senso a quel fare. Perchè in realtà non ne ha, di senso.
Quello che ci preme davvero è sentire il sole sulla pelle che si scalda, stringere una mano, stringere in un abbraccio, sentirci uniti da un comune cammino. Come fratelli, amici, figli, genitori, insegnanti, allievi, amanti, sposi. Alla fine come Uomini.
Difficile perchè spesso le persone scappano dalla consapevolezza, preferiscono confodersi di gesti, allontanarsi dal silenzio che li farebbe pensare veramente, che li farebbe sentire. Provare emozioni e quindi sentimenti, gioire e anche soffrire. Le persone negano quello che hanno appena detto, lo negano anche con il corpo. Basta entrare in una metropolitana e guardarsi intorno per capirlo. Una donna ti guarda in un certo modo, che non necessariamente deve essere inteso come un’avance, ma se tu fai per avvicinarti lei si allontanerà con tutto il suo corpo.
E quindi diventa difficile sentire, perchè se da una parte si è liberi di vivere, dall’altra si diventa una “voce fuori dal coro”. Richiede fatica anche, abbattere ogni più piccolo muretto che incontri sul cammino.
Ma io ho scelto la pressione perpendicolare e costante, lo Shiatsu che dà consapevolezza di sè stessi e del mondo, consapevolezza che dentro noi ci sono tutte le risorse, per guarire, per stare bene, per vivere. Quindi, tirerò un bel sospiro sulla stanchezza, dormirò un po’ e proseguirò per la mia strada

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