lunedì 16 novembre 2009

Quel pennino che si tuffa nella china



Mi piace il rumore del pennino che passa sul foglio e indugia, a momenti, in alcuni tratti. Mi piace disporre tutto sulla scrivania, il foglio dove ho tracciato segni veloci e lievi con una matita morbida, i pennini e le boccette di china, tra le quali scegliere i colori più adatti.
Le poesie visive sono così, sono parole che si liberano nel vento e viaggiano per raggiungere luoghi lontani, a volte assolati, a volte reconditi. I versi ci sono già tutti, me li porto dentro e quando vedo quel foglio steso...li libero e li lascio andare. Il pennino cambia colore, si intinge nell'inchiostro di china che è così trasparente, pieno di luce.
A volte aggiungo l'uso di un pennello, piccolo, uno da trucco, davvero piccolo, per chiazze di colore e toni che aggiungono particolari.
Una volta ho esposto le mie poesie visive ad una mostra e tutti mi chiedevano da che parte dovevano iniziare a leggere. Non esiste una parte, ognuno ne fa quello che vuole, sono disegni di parole, dove il tratto lascia spazio alla china ed è l'immagine nel suo insieme l'intero messaggio. E ognuno ne può fare ciò che vuole, guardarle, fotografarle, riprenderle, conservarle. Ne ho pubblicate un paio con "Pulcinoelefante", impreziosite dalle copertine di Merlinus Vago, dai suoi ori e dai suoi argenti.
Sono parole libere e tali devono restare.
E' il rumore del pennino che passa e ripassa sul foglio di carta, che mi rilassa, rallenta il respiro. Lento il pennino parla e si trasforma in disegno. Sottofondo musicale e luce esterna che illumina solo l'immagine, questo è uno dei miei momenti. Quando la china illumina il bianco e libera le parole. Quando il pennino strascica e cambia boccetta, si tuffa, riemerge e poi parte e si fa parole.
Libere come il mio pensiero

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