venerdì 17 settembre 2010

Cose semplici così difficili






In questo periodo mi scopro a pubblicare sui miei status alcune frasi del mio maestro Franco Bottalo. In realtà molte di esse seguono il filo logico del buon senso, sono quasi banali. Sono semplici. Ma difficilissime da applicare.

Dire che il nostro sè va nel mondo e che noi dobbiamo esprimerci per realizzarlo è una cosa semplice. Ma noi cresciamo con idee precise, interiorizzate in noi come fossero radici, e generate dall'educazione e dall'interazione con l'ambiente sociale. Come se rispondessimo in realtà ad un modello di noi stessi che ci rende impossibile essere noi stessi. Abbiamo e viviamo secondo regole che crediamo nostre, ma non sempre siamo coerenti con il nostro pensiero. Come se mente e corpo stridessero in un certo senso e quindi il nostro comportamento non rispecchia le nostre idee. Sappiamo bene ciò che è giusto e sbagliato, almeno in linea teorica e secondo i nostri principi, ma poi non sempre seguiamo ciò che è giusto e ciò che non lo è. E difficilmente ci assumiamo le nostre responsabilità, come se non capissimo la verità prima che è quella che qualsiasi cosa dica o faccia ha un effetto sul mondo esterno. Di quest'ultimo sono responsabile.

Con il tempo diventiamo anche insoddisfatti perchè il nostro bisogno primario è quello di essere, ma proprio non ci riusciamo. Da qui i vari percorsi, più o meno disastrosi, più o meno di successo, raramente soddisfacenti, ma che ci fanno comunque capire la nostra radice comune.

Per questo motivo ad un certo punto, parlando di punti e canali in epoche storiche ben precise, Franco ha detto "La vita è conflitto" aggiungendo subito dopo "quanta voglia avete di vivere la vostra vita? Ovvero, quanto conflitto c'è nella vostra vita?".

Ecco, questo è il punto. Il conflitto che spesso si esprime in conflitto tra ciò che siamo e ciò che gli altri vorrebbero noi fossimo, tra ciò che vogliamo e ciò che il mondo ci chiede.

Il senso di colpa è un nostro voler rimandare il problema legato ad una scelta. Abbiamo la tendenza a mettere tutto in latenza, ma una latenza che diventa anche patologica se non viene mai affrontata. Il senso di colpa diventa una specie di scusa per non fare quello che devo fare. Se io non sto bene, non sarò mai in grado di far star bene nessuno. E questo non è esattamente egoismo, ma piuttosto il contrario.

Tutto questo ragionamento, come gli assunti del mio maestro, può sembrare semplice e forse anche banale. Ma difficilissimo è farlo diventare una realtà concreta, quotidiana. Le cose semplici sono le migliori, si dice spesso. A patto che non siano difficili da realizzare, altrimenti rimangono pronunciamenti di scarso valore. Per me tutto rimane sempre a livello di Yin e Yang, Tai Chi, questo è il segreto di "un'armonia che non fa rumore" e che riesce ad esprimere sè stessa con consapevolezza, cioè con un modo adeguato.

Io posto le frasi di Franco perchè le sue lezioni mi sono state di grande aiuto in un anno piuttosto difficile della mia vita, dove la mia latenza è venuta fuori prepotentemente e senza nemmeno bussare. Mi danno ancora forza e spero possano darla ad altri, soprattutto ai miei giovani amici, a chi non si è fermato e continua a camminare lungo il sentiero già battuto, sperimentando dei fuori pista.

"L'alce solo sedeva e in una foresta deserta sorrideva".

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