sabato 21 agosto 2010

Culture millenarie



Chiedo perdono, prima ancora di iniziare a scrivere questa nota. Ma io proprio non ci riesco a vedere culture millenarie che vengono banalizzate, attribuite a personaggi cinematografici dalla vita dubbia che poco hanno avuto a che vedere con queste culture. Yin e Yang non appartengono a Bruce Lee, come a lui non appartengono le frasi di Confucio o quelle di Lao Tze.

Non si può ridurre un simbolo come il Tai chi (quell'immagine rotonda, metà bianca e metà nera) e appiattirla per poterla fare entrare in una beauty farm. Io mi rifiuto di aderire a questa cultura da settimana enigmistica. E non mi si dica che sono dettagli insignificanti. Già parlare di dettagli in questo modo vuol dire aver capito poco di quelle filosofie. Ammetto che c'è una certa distanza con il nostro modo di pensare e ammetto anche che nella nostra ricerca del benessere (che non è MAI la felicità) ci siamo avvicinati a manuali da 4 soldi, magari comprati in stazione mentre aspettiamo il treno.

E allora cerchiamo di sgomberare il campo da un po' di fandonie.

Ying e Yang, la loro teoria risalgono a millenni fa, a prima di Cristo, a prima di Cartesio, a prima del dualismo, a prima che ci insegnassero che la nostra vita ha un'evoluzione da linea retta. Per i cinesi antichi, tutto è circolare, i fenomeni lo sono e non c'è dualità, non c'è anima-corpo, nè Universo-individuo. Tutto è collegato, quindi l'Uomo è uno, microcosmo che riflette il macrocosmo, ed è fatto di cose sostanziali e insostanziali. Non è diviso in parti e quando viene "curato" viene inevitabilmente preso in carico l'aspetto fisico e quello psichico o mentale che dir si voglia.

La consapevolezza è parte integrante di quel percorso che intraprendiamo per il nostro benessere. Consapevolezza di noi stessi (del nostro corpo, del suo linguaggio, della nostra mente e di ciò che ci comunica) e del mondo. Essere consapevoli vuol dire avere coscienza, e conoscienza e quindi saper ascoltare cosa ci dice il nostro io materiale e immateriale e cosa ci dice il mondo.

Yin e Yang vengono semplicemente definiti come opposti, ma complementare. Non c'è giorno senza la notte e non c'è Yang senza Yin. Seguire la Via, il Tao vuol dire seguire quello che accade, vivere, ma senza eccessi. Quindi, tutto è contemplato, emozioni e desideri, ma senza che questi siano in grado di tenerci in giogo. Per questo occorre essere "centrati", ovvero presenti a se stessi. Questo è anche il significato della frase "esserci, qui e ora" tipici dello zen che non vuole attribuire nessuna sacralità agli atti quotidiani, ma semplicemente comunica di vivere come un fiore, che non si pone tante domande, è e basta. Riuscire ad interiorizzare i concetti di Yin e Yang, affinchè diventino parte integrante della nostra vita, non è affatto facile e richiede anni di lavoro e studio. La nostra cultura è altrettanto millenaria e non si possono sradicare le sue radici, anche perchè viviamo qui in questo mondo, fatto di fretta e stress, di impegni continui, di fare per poter avere e non per poter essere. Però, si può imparare a fare convivere le due cose, questo sì, integrare le teorie orientali nel nostro modo di vivere. Imparare a respirare con l'addome e in profondità, anche se la vita metropolitana chiederebbe al tuo diaframma di alzarsi e trattenere il fiato.

Ma banalizzare tutto questo ad un ricetta per ottenere la felicità, è anche tipico della società in cui, nostro malgrado, siamo costretti a vivere, con i suoi schemi preconfezionati, con i suoi ruoli, con le sue maschere e i suoi palcoscenici.

In altre parole, vuol dire viaggiare verso la direzione opposta a quella della consapevolezza.

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