martedì 16 febbraio 2010

Essere consapevolezza

Essere e non avere consapevolezza. Non solo il vecchio adagio di Erich Fromm è estremamente attuale, in un mondo dove l'agire per l'avere ha preso il sopravvento. Ma chi agisce e si lascia agire, chi predilige l'avere, dimostrando estrema avarizia di tutto, non è consapevole di se stesso, nè del mondo alla fine.
Come dire che non vive appieno. Non si può, proprio non si può sprecare questi doni che noi diamo troppo spesso per scontati. La nostra vita, il nostro percorso, il nostro portare il sè nel mondo per comprenderlo meglio, per conoscerlo e la nostra intelligenza. Trovo sia un vero peccato, ma trovo anche che sia l'atteggiamento mentale che va per la maggiore. E non solo mentale.
Non si può vivere, lasciandosi vivere, passare attraverso le esperienze come se non ci fossero state, senza imparare davvero, che non è asettico riflettere, ma che è consapevolezza profonda. Si può scegliere di essere quello che si vuole, o avere anche, ma con consapevolezza di se stessi e del mondo. Altrimenti nel nostro peregrinare inconsulto non ci accorgiamo che accanto a noi ci sono delle persone che potrebbero soffrire dalle nostre scelte. Delle persone che non meritano di essere deluse perchè fanno di tutto per non deluderci.
Io ho scelto l'essere da sempre, non solo da quel vecchio e quanto mai attuale libro di Fromm, ma da sempre. Essere sempre e comunque. Un traguardo per me, non facile da raggiungere e un nuovo punto di partenza. E quindi, in seconda battuta, essere consapevolezza, non averne. Esserla. Perchè vuol dire esserlo in senso profondo, non ragionato. Essere presenti qui e ora, capendo che c'è qualcosa intorno a me e che una certa attenzione quando mi muovo è dovuta. Una certa onestà intellettuale ed emotiva.
Ed essere perchè in fondo donare è più bello che ricevere, pensare agli altri, portare loro un po' di benessere e goderne, godere del loro modo di essere, anche se non sono perfetti, anche se magari ogni tanto dicono cose di fretta e in modo superficiale.
Non accetto però chi si ostina nell'inconsapevolezza, chi ne approfitta, chi mente alla fine a se stesso e agli altri. E ferisce dicendo di non averlo fatto apposta, quando in realtà sa che non è proprio così, sa che non è stato attento. Non ha portato attenzione. Non ne ha voluto portare, perchè non vuole far fatica, perchè si lascia andare all'onda ignorando, volutamente, che un qualsiasi gesto o parola ha un effetto preciso sul mondo che abita. Non dicendo mai grazie per quello che ha avuto, perchè la gratitudine è un altro modo di essere, cioè è il riconoscere che noi non ci bastiamo e che abbiamo bisogno degli altri, per molte cose. Per vivere. Riconoscere questo vuol dire sapere che gli altri esistono e quindi non si possono ignorare.
E se questo mondo si ostina ad avere, senza nessuna consapevolezza, si ostina a ubriacarsi di un agire inutile che non porta da nessuna parte, sia pure così. Trovo che gli angeli stiano in altri posti, hanno ali bellissime e io ne ho incontrati molti, anche qui su questa piattaforma virtuale. Scelgo loro perchè alla fine della strada che tutti noi percorriamo, le piume di un volo contano molto di più di una macchina sportiva.

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