sabato 11 luglio 2009

Parliamo un po' di letteratura



Non tutti i romanzi sono uguali, non tutte le storie sono le stesse storie. Mi sono trovata a parlare con mio figlio di generi letterari e di gusti da lettore. E mi è venuto in mente il mio amore per Tabucchi, il mio amore per Duras e per Serano, il mio amore per Riccarelli e per il suo "mare di nulla" che dà emozioni ad ogni parola. Ho pensato al perchè di quell'amore. Ho pensato, da chi sa bene come si costruisce una storia, che ci sono diverse categorie, generi è la parola giusta e poi c'è un grande genere che è quello del romanzo con la R maiuscola. Che è letteratura che resiste ad ogni sbalzo d'umore e ad ogni epoca.
Gialli, fantasy, horror e fantascienza rispondono a regole ben precise di costruzione della storia. E il linguaggio usato, la forma, deve rispettare quelle regole, quegli schemi.
Ma un romanzo no, scardina e scavalca ogni limite per comunicare quello che deve e come lo vuole. Costruire una storia non è esattamente seguire il modello ternario di Bernon, quello serve per un giallo o per un romanzo di tipo classico. Ma dal '900 in poi le storie si costruiscono in modo diverso, la trama non sempre segue un filo logico, anzi alcune volte si arricchisce e si complica cammin facendo. Il linguaggio, forse l'unica costante è proprio il linguaggio che il più delle volte fa parte della poetica dell'autore. Ma prendiamo Calvino, che ha sperimentato forme diverse, per esempio e anche questo discorso va a farsi benedire.
In questo senso proverbiale era quanto sosteneva Marguerite Yourcenar che è un vero peccato, per uno scrittore, morire a 40 anni. Ogni storia viene costruita sulla propria esperienza e poi modificata, plasmata per gli scopi che l'autore si è prefisso. Per il messaggio che vuole comunicare. Tanto che non c'è più nulla di autobiografico alla fine, se non ad un occhio attento e conoscitore.
E la forma diventa l'abito, il contenitore che può essere più o meno articolato, più o meno scontato. Solo così una storia si fa davvero universale e pronta ad affrontare qualsiasi epoca mantenendo la propria attualità.
Ma quanti scrittori ci sono così e quanti romanzi?
E quanti lettori disposti a leggere le loro storie? Pochi, pochissimi direi, perchè concepita così, la letteratura si fa impegnativa, sia per chi scrive che per chi legge.

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